«Solo la Coppia mi darà gioia». Intervista a Raffaele Rampino

foto copertina raffaele rampino

«Difficoltà altissima. Esecuzione, mia e di Edoardo Caselli, perfetta. Non vincere così era difficile».

 

Per questo Raffaele Rampino, primo sbandieratore del Rione Rosso, non riesce a gioire per la vittoria nel Singolo.

«Più ci ripenso e più è difficile capire come sia stato possibile perdere la gara della Coppia. Questa seccatura sarà sempre superiore alla gioia di qualsiasi altra vittoria».

 

Regolamento delle sbandierate e interpretazione dei punteggi sono sempre più complicati: il Rione Rosso fatica su questo?

«Devo pensare di sì, che siamo molto forti nella pratica ma non ancora completi sulla teoria. Non è nemmeno questione di competenza, ma forse dovremmo arrivare alla gara con più soluzioni».

 

Non riuscire mai a vincere la Coppia fa male, eh?

«Quest’anno ho pensato che per quella vittoria avrei volentieri dato indietro tutti e tre i miei successi nel Singolo».

 

È un senno del poi o Rampino vuole smettere con il Singolo?

«No, sia chiaro: smetterò con il Singolo solo quando mi mancheranno le forze. Ma quanta rabbia dopo un esercizio come quello dell’anno scorso non essere ancora nell’albo d’oro della Coppia».

 

È una gara troppo importante, giusto?

«Non solo. Vincendo una botte con 50 litri di vino, simboleggia pure una grande occasione di festa per tutto il Rione».

 

Sì, ma il prestigio della Coppia a Faenza non è quello del vino.

«È vero, è quello di vincere una gara con una persona che a un certo punto vedi tutti i giorni, tutte le sere, più di tua mamma o della tua fidanzata».

 

Con Edoardo Caselli è così?

«Succede persino che i suoi problemi diventino i miei, e viceversa. La gara della Coppia diventa allora il freddo e il caldo degli allenamenti, le urla e le battute, le litigate furiose e il ritornare a essere d’accordo all’improvviso. Solo chi lo prova lo può capire».

 

O al massimo chi vive il Rione.

«Esatto, e su questo io sono preoccupato: non so gli altri che idee abbiano per essere ottimisti. Nel Gruppo sbandieratori e musici non sai mai quanta gente ci sarà l’anno dopo, se nel rispetto delle regole dell’emergenza sanitaria il Rione non può essere vissuto a pieno la questione inizia a essere molto complicata».

 

Quanta forza ha tolto la pandemia?

«Tantissima. Se i bambini e i ragazzi non possono passare liberamente dal Rione e vedere come si sbandiera, come si suona un tamburo o una chiarina, e quanto è bello incontrarsi e stare insieme prima e dopo gli allenamenti, preferiranno sempre andare a giocare a calcio».

 

Qual è invece la prospettiva per i prossimi Campionati italiani?

«Mi preoccupo solo di vincere la Coppia a Faenza, anche perché per noi i Campionati nazionali sono come passare dalla padella all’amaca».

 

Addirittura.

«Non esiste piazza in Italia così aggressiva e difficile come Faenza: qui i rionali ti urlano in faccia, ai Campionati nazionali ti applaudono».

 

Quindi il 2022 ha un solo obiettivo.

«Questo non significa che i Campionati nazionali siano facili. I valori atletici sono impressionanti e per vincere devi comunque stare sopra anche a livello mentale. Ma la tensione che ho per la vittoria della Coppia a Faenza non ha più paragoni».

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