«È vero che in un Rione il tamburino non ha la stessa celebrità di un cavaliere, o la popolarità di uno sbandieratore. A volte nemmeno la visibilità di una chiarina che apre il corte storico».
Poi però arriva Luca Linguerri e riporta al Rione Rosso la vittoria per il miglior tamburino che mancava da 22 anni.
«Nel 2019 arrivai secondo dietro Marco Liverani di Borgo Durbecco per soli 4 decimi di punto. Quando ho sentito la vittoria a un passo non potevo e non dovevo più sbagliare».
È una vittoria ancora più importante perché arrivata in pandemia o impoverita perché non ottenuta in Piazza?
«La Piazza ha la sua magia indescrivibile, è lì che bisogna gareggiare e vincere per vivere davvero le emozioni del Palio. Ma la pandemia ha aumentato la voglia e l’impegno di tutti: abbiamo superato ogni difficoltà, ci siamo persino allenati online. Era impensabile, ma così è migliorata anche la tecnica».
Ma è stato più difficile vincere per la prima volta o lo sarà di più mantenere il titolo?
«Questa è la domanda delle domande, ma penso di aver capito che saprò rispondere soltanto a giugno 2022. Sperando che sia questa la data delle prossime gare. Intanto però devo pensare solo ad allenarmi, con la testa libera e la stessa passione che ho fin da bambino».
Fare il tamburino è un sogno?
«È un sogno trasmettere al pubblico quel pizzico di fantasia che serve per accompagnare la parte visiva della sbandierata, trasformando anche il suono del tamburo in emozione».
Per un tamburino, quali sono oggi le sfide rionali?
«Dalla cucina alla scuderia ogni gruppo avrà certamente le sue esigenze e richieste, ma penso che a tutti manchi lo stare insieme nel Rione. Io poi penso che la presenza del Gruppo Sbandieratori e Musici nelle scuole sia e debba tornare fondamentale».