«Consapevole e rinnovato, il Rione oltre la pandemia». Intervista al Capo Rione

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«Tra tante difficoltà, la pandemia ha portato anche una nuova consapevolezza: la sana rivalità rionale del campo non funziona più senza la robusta intesa di supporto per tutto il territorio faentino».

 

Gianluca Maiardi, capoRione del Rosso: cioè, più di prima?

«Sì, oggi Rioni sono più presenti, ma soprattutto più riconosciuti e più solidali: hanno capito che è solo così che si fa crescere davvero il mondo del Palio».

 

Con qualcosa di più grande.

«Come il 5 gennaio, quando per tenere viva l’idea di una Nott de Bisò che fosse festa di comunità, tutti insieme abbiamo portato pasti caldi e i nostri vin brulé agli operatori del Centro vaccinale anti–Covid e del drive through tamponi molecolari di Faenza».

 

Idea lanciata dal Rione Rosso.

«Sì, ma comunque cerchiamo sempre il confronto tra noi prima di ogni Comitato Palio o di ogni singolo appuntamento Rionale».

 

E cosa vi dite?

«Che all’Amministrazione comunale dobbiamo essere noi per primi a dare idee e stimoli che rinnovino ma consolidino le tradizioni».

 

Esempio?

«Ritrovare la formula della Nott de Bisò in occasione della Donazione dei Ceri. Quel giorno viene presentato il Drappellone dipinto alla Città e poi tutto finisce all’improvviso».

 

Serve qualcosa di più grande.

«Gli stand in piazza giorno e sera darebbero l’idea di festa patronale, una cornice vera all’inizio del clima Palio e, se sarà possibile, un adeguamento della tradizione di piazza del 5 gennaio nei tempi giusti. Oltre la pandemia che ha cambiato anche la città».

Appunto, pandemia permettendo.

«Mi auguro che quello di questo inverno sia il colpo di coda finale del virus».

 

Quanto è difficile fare il CapoRione ai tempi covid?

«Non dobbiamo lamentarci: le nostre difficoltà non sono diverse da quelle di ogni altra associazione».

 

Economicamente si resiste?

«I bandi regionali ci hanno consentito di rinnovare molti costumi, sono arrivati i ristori e il rinnovamento della cucina è andato alla perfezione».

Quindi le difficoltà del 2020 sono alle spalle?

«Sì, non credo sia più necessaria neanche una campagna di sottoscrizioni straordinarie».

 

Però per ristabilire del tutto la capacità aggregativa rionale bisognerà ancora aspettare?

«Al momento manca esattamente quella vita di cortile fondamentale soprattutto per il volontariato: giovani che magari hanno il Rione come punto di incontro e che per questo entrano poi nei vari settori dell’attività associativa».

 

In cucina, in sala costumi, nel gruppo comunicazione. O anche a offrire lavoro e fatica per la manutenzione ordinaria.

«Esattamente, ma questa vita di cortile è fondamentale pure per avere ricambio tra gli atleti. Ora gli allenamenti proseguono quasi nella normalità, si sono stabilizzati, ma è chiaro che anche solo la possibilità di fare una festa fa conoscere il Rione a persone che possono diventare nuove risorse».

 

Mernap 1 Maschile

 

La scuderia come sta? Tutti i problemi sono risolti?

«Direi di sì, ci sono tre cavalli nuovi e sempre tanto lavoro da fare. Speriamo solo che nel 2022 i tempi di preparazione siano adeguati e non accelerati come l’anno scorso».

 

Il terzo posto del Rosso al Palio 2021 soddisfa la dirigenza?

«Sì, e non solo perché sulla carta poteva andare molto peggio, ma perché noi avevamo chiesto al nostro cavaliere, pur debuttante, di arrivare e colpire 8 volte su 8 il bersaglio, e così è stato: ha dimostrato di credere e di lottare in ogni tornata».

 

Chi correrà la prossima Bigorda d’Oro?

«Antonio Nity Caselli. È giovanissimo ma sta facendo esperienza e sarà pronto. Insieme a lui cavalca e si allena a bersaglio Pietro Passero, e contando anche il primo cavaliere Matteo Rivola abbiamo un’età media molto bassa. E va benissimo così».

 

A costo di aspettare qualche anno per tornare a vincere Palio e Bigorda?

«Siamo consapevoli che forse ci vorrà del tempo, ma questa è la linea rionale. E ne sono particolarmente orgoglioso: non solo il Rione Rosso non ha bisogno di chiamare a correre gente da fuori Faenza, ma i nostri cavalieri sono tutti figli del Rione».

 

È vero, ma i cavalieri del Rione Rosso hanno sempre avuto anche contatti e rapporti con altre giostre e manifestazioni italiane. Sarà ancora così?

«Beh, intanto nel 2021 pochi altri luoghi oltre Faenza hanno disputato il loro palio o quintana. Appena riprenderanno sapremo valorizzare i nostri cavalieri a Monselice, Sulmona o Valfabbrica come è sempre stato. I contatti non ci mancano e oggi abbiamo anche amicizie che possono consentirci di fare giri di prova pure ad Arezzo, città prestigiosa con una giostra molto diversa dalla nostra».

 

Nel frattempo a Faenza tutti i Rioni sono d’accordo: la casa del Palio del Niballo può essere soltanto lo stadio Bruno Neri.

«Le alternative che sono state ipotizzate non le abbiamo neanche prese in considerazione. Possiamo considerare lo stadio come un luogo della tradizione, ma è anche una questione organizzativa: per esempio, come farebbe il Corteo storico, senza snaturarsi e mantenendo il suo richiamo popolare, ad arrivare altrove dopo essere partito da Piazza del Popolo?».

 

Insomma, il Faenza Calcio dovrà convivere con le esigenze dei Rioni.

«Ma ci sono tutti i presupposti e del resto è sempre stato così. Solo nel 2021, con lo spostamento del Palio a fine luglio, qualcuno può avere avuto l’impressione di uno scontro tra noi e il calcio. Ma io capisco il Faenza: il campo, proprio il terreno di gioco, ha delle esigenze e delle tempistiche. Esattamente quelle che il mondo del Palio, con la giostra a giugno, ha sempre rispettato».

 

Dunque, pace fatta…

«Ripeto: nessun problema tra Rione Rosso e Faenza Calcio, o tra loro e i Rioni di Faenza. Anzi, è proprio il nostro integro e virtuoso esempio di convivenza che dovrebbe spingere chi di dovere a fare gli investimenti necessari al Bruno Neri».

 

Mernap Faenza 2

 

Il prossimo grande appuntamento rionale sarà la Sagra del Pellegrino?

«Non abbiamo ancora le date, ma è pronto il progetto per cambiarne la formula: non solo gare delle bandiere, ma iniziative culturali di rievocazione storica e la presentazione dei nuovi costumi del nostro corteo».

 

Dopo l’edizione digitale dell’anno scorso, sarà l’evento capace di rilanciare l’attività rionale in presenza?

«Noi lo speriamo. Aver scelto di non bruciare i nuovi costumi nel Corteo storico del 2021, che non era nel pieno della sua partecipazione, significa proprio questo. Vogliamo che la prossima Sagra del Pellegrino sia davvero il momento ideale per raccontare quanto in questi due anni i Rioni hanno iniziato a fare per la Città o continuato al loro interno».

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