I vessilli nei corsi, lo squillo delle chiarine in diffusione al tramonto e il ritorno al Bruno Neri, senza limitazioni. Giugno e Faenza, un mese e una città, un legame a colori che costituisce una tradizione consolidata per buona parte della comunità.
Tornano le manifestazioni del Niballo in città nel mese di giugno dopo due anni di crisi pandemica senza precedenti. Un periodo lunghissimo nel quale l’unica edizione del Palio di Faenza disputata dopo il 2019, si è svolta a luglio 2021 ma a ‘regime ridotto’, con un corteo breve e una giostra svoltasi all’interno di uno stadio ineditamente silenzioso nonostante le presenze contingentate.
Un’estate, quella dello scorso anno, impoverita inoltre dall’assenza della Bigorda, e delle gare degli Alfieri Bandieranti e Musici, rischedulate alla fine di settembre al palazzetto dello sport. Qualcuno tra i cinque capirione lo scorso anno aveva sottolineato la valenza e l’importanza di ‘ripartire’, e lo stesso Sindaco aveva puntualizzato come il palio fosse «Un’occasione di socialità e di rafforzamento dell’identità, uno strumento adatto a svolgere un lavoro di ricucitura».
Parole che danno la dimensione dei due anni vissuti, in cui ad essere soffocata è stata la socialità, essenza stessa di qualsiasi manifestazione popolare. Il Niballo infatti è pop. Lo è stato per importanza dalla fine degli anni ’50 perciò che rappresentava la ‘settimana faentina’ e lo è stato, per necessità nei momenti più difficili della comunità.
Si ricordi lo sciame sismico del 2000 e la partecipazione alle manifestazioni del Niballo un mese dopo. Ventidue anni fa oltretutto il corteo storico del Palio (Willer Giacomoni su Fiamma ottenne la quarta vittoria consecutiva, nda) fu annullato per maltempo, ed allo stadio si registrarono meno presenze, a differenza delle sedi rionali che pullulavano di tifosi. Quest’anno si è parlato anche di ‘Paliodromo’ per il quale i tempi non sembrano essere ancora maturi. Di maturo per ora c’è solo il rassicurante ritorno del Niballo a giugno, e la Faenza rionale è pronta nuovamente a contagiarsi del virus più bello che ci sia. Quello della passione.